Oggi ricordiamo un uomo il cui nome è diventato sinonimo di genialità: Albert Einstein. Ma chi era davvero questo genio eccentrico? E cosa lo rendeva così speciale?
No, non era il testimonial dell’Eurospin. Era un po’ più di questo.
Scaviamo nel suo passato e parlaimo un po’ di lui per celebrare il giorno della sua morte ricordando questo genio dalle ciocche di capelli bianchi sparate a raggiera. Ma no, non si offenderà a sentirsi definire così. D’altra parte, se c’era qualcosa che Einstein amava più della teoria della relatività, era sicuramente il senso dell’umorismo, come dimostra la foto con la linguaccia scattata dal fotografo Arthur Sasse.
La foto è stata scattata il 14 marzo 1951 in occasione del 72° compleanno di Einstein e in breve tempo ha fatto il giro del mondo. Persino alcuni vincitori del Premio Nobel, divertiti, hanno chiesto una copia autografata al loro collega.
Immaginate questa scena: un giovane Albert, capelli arruffati, occhiali appannati, persino le scarpe in disordine (perché, diciamocelo, quando stai cambiando il mondo con la tua mente, chi ha tempo per abbinare le calze?). Tra l’altro si dice che lui non le usasse neanche le calze.
באדיבות של עירית שיינהורן – מנהלת הספריה המוסיקלית Pikiwiki Israel, CC BY 2.5, via Wikimedia Commons
Tra le citazioni più famose:
- “Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima.”
- La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto”.
- “Chi dice che è impossibile, non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo.”
Ma non pensate che tutto fosse solo divertimento e giochi di parole. Einstein era anche un uomo di principi, impegnato nelle questioni sociali del suo tempo. La sua voce si è levata contro l’ingiustizia e l’intolleranza, dimostrando che l’intelligenza può essere accompagnata da una grande compassione.
Fu uno dei 5.000 firmatari della petizione per richiedere alla Germania la revoca del bando contro gli omosessuali.
L’incontro tra Albert Einstein e J. Robert Oppenheimer, due delle menti più brillanti del loro tempo, è stato un momento epico nella storia della scienza. Si sono incontrati per la prima volta nel contesto del Progetto Manhattan, il programma segreto per lo sviluppo della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale. Einstein, con la sua teoria della relatività, e Oppenheimer, con la sua profonda comprensione della fisica quantistica, rappresentavano due approcci complementari alla comprensione dell’universo. Il loro incontro non solo ha portato a una collaborazione scientifica senza precedenti, ma ha anche dato vita a dibattiti intensi e stimolanti che hanno plasmato il corso della fisica moderna.
Image courtesy of US Govt. Defense Threat Reduction Agency, Public domain, via Wikimedia Commons
Thomas Stoltz Harvey, il medico incaricato di eseguire l’autopsia su Albert Einstein dopo la sua morte, fece qualcosa di incredibilmente insolito: rubò il cervello del famoso scienziato e lo conservò in un vasetto per oltre 43 anni! Questo atto straordinario, forse motivato da un desiderio di studiare più approfonditamente il cervello di uno dei più grandi geni della storia, ha suscitato una serie di domande e controversie sulle motivazioni e sull’etica del dottor Harvey.
Dopo aver estratto il cervello di Einstein durante l’autopsia nel 1955, Harvey giustificò la sua azione affermando che intendeva condurre ricerche scientifiche approfondite per comprendere meglio la genialità del fisico. Tuttavia, la sua decisione di conservare il cervello in un vasetto piuttosto che condividerlo con la comunità scientifica ha sollevato critiche e sospetti sulle sue vere intenzioni.
Per decenni, il cervello di Einstein rimase nascosto, quasi dimenticato, mentre Harvey continuava a spostarsi da un posto all’altro, portando con sé il suo insolito “souvenir”. Solo negli anni ’90, grazie agli sforzi di alcuni ricercatori, il cervello di Einstein venne finalmente analizzato in dettaglio, rivelando alcune caratteristiche anatomiche insolite che potrebbero aver contribuito alla sua straordinaria genialità.
Quindi, mentre celebriamo la vita e il lavoro di questo straordinario individuo, ricordiamo di non prenderci troppo sul serio. Dopotutto, se Einstein avesse sempre seguito le regole, non avremmo mai avuto la relatività, né il piacere di raccontare storie divertenti su di lui.
Quindi alziamo un bicchiere, o forse una tazza di tè (Einstein era noto per il suo debole per il tè), e brindiamo a un uomo che ha cambiato il mondo non solo con la sua mente, ma anche con il suo spirito vivace.
Che il suo spirito continui a illuminare il cammino delle menti curiose in tutto il mondo.