Sicuramente voi, cari lettori, conoscete il libro “Fiabe italiane” di Italo Calvino (Torino, Einaudi 1956), ma forse non sapete che ben 42 delle 200 fiabe presenti nel libro di Calvino sono fiabe siciliane. Il Calvino, nell’intento di fare una raccolta delle fiabe italiane di tradizione orale, si imbatté nei testi di Giuseppe Pitrè, studioso di antropologia e tradizioni popolari siciliane.
Italo Calvino fece, in particolare, riferimento al testo del 1875 “Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani” scritto appunto da Giuseppe Pitrè.
Tra i personaggi più particolari delle novelle siciliane c’è sicuramente Giufà, un giovanotto un po’ tontolone ma non privo di arguzia. Giufà è un po’ lo scemo del villaggio, un po’ l’anticonformista ma anche il paladino che si batte contro le ingiustizie e, come qualcuno ha già detto in altri scritti, Giufà è anche talvolta un “Don Chisciotte” e certamente è un tipo non convenzionale.
Giufà, con declinazioni diverse del nome, è un personaggio diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo dalla Spagna alla Turchia.
Cosa c’entra Calvino con Giufà? Calvino ha ripreso alcune delle storie di Giufà dalla già citata opera di Giuseppe Pitrè.
Vi racconto ora una delle storie di Giufà.
“Giufà e u burgisi”