Il Teatro Grillo di Mazara del Vallo ha recentemente ospitato la proiezione del cortometraggio “Omayma, Orme del Tempo”, un’opera toccante e potente che racconta la storia di Omayma Benghaloum. Omayma, una donna di soli 34 anni, fu uccisa dal marito nel 2015 a Messina, con la frivola scusa di non essere riuscita a dargli un erede maschio. Il cortometraggio ha profondamente emozionato e commosso il pubblico presente.
All’evento erano presenti molte persone di importanza politica e non, tra cui l’assessore regionale alla famiglia Nuccia Albano, il vescovo di Mazara Angelo Giurdanella, il regista Fabio Schifilliti, l’executive producer Francesco Torre, la presidentessa dell’associazione Palma Vitae Giusy Agueli, la presidentessa della associazione Casa di Venere (CAV) di Marsala Roberta Anselmi e il presidente della fondazione San Vito Onlus.
Vito Puccio ha avuto il privilegio di intervistare gli ospiti dell’evento. In particolare, l’intervista al regista è stata fondamentale per arricchire ulteriormente l’impatto emotivo del cortometraggio. Durante l’intervista, il regista ha raccontato come lui e il suo team si siano immersi nella storia, cercando di renderla il più fedele possibile alla realtà. Hanno intervistato i familiari di Omayma, e soprattutto le figlie, utilizzando le loro testimonianze per creare i dialoghi del cortometraggio.
Il cortometraggio non ha mostrato violenza fisica, ma piuttosto una agghiacciante violenza psicologica che ha spezzato lentamente lo spirito della nostra protagonista nel corso del tempo. Questo aspetto è stato reso ancora più potente sia dalla straordinaria interpretazione dell’attrice Mariam Al Ferjani nel ruolo di Omayma, con una passione e una solidarietà femminile penetranti, sia dall’uso sapiente dei colori.
Come spiega Francesco Torre, i colori sono stati fondamentali per permettere al pubblico di immergersi completamente nella storia: il giallo rappresenta Omayma, radiosa e felice prima del matrimonio, una donna libera; il grigio, invece, la mostra triste e spezzata, intrappolata nelle grinfie del marito che la costringe ad abbassare lo sguardo e a truccarsi solo “per lui”.
A sostegno delle donne e delle ragazze vittime è intervenuta Roberta Anselmi, psicologa e presidentessa della Casa di Venere, un’associazione che offre domicilio alle donne vittime di stalking e/o violenze e ai loro figli, se presenti, offrendo loro sostegno psicologico.
La sala del cinema era gremita di persone, molte delle quali di origine tunisina. Ciò che ha particolarmente toccato il cuore è stata la presenza di numerosi uomini accompagnati dai loro figli e figlie. Questo gesto ha trasmesso un messaggio potente: l’auspicio di un mondo più sicuro per le donne non deve provenire solamente dalle donne stesse, ma da tutta la società. È un segnale di solidarietà e di impegno condiviso nel combattere la violenza di genere e nell’incoraggiare il rispetto e l’uguaglianza di genere. La presenza degli uomini e dei loro figli e figlie dimostra che la lotta contro la violenza sulle donne è una responsabilità collettiva e che tutti, uomini e donne, devono lavorare insieme per creare un mondo più sicuro e giusto per tutti.