Non capita facilmente di conoscere e di frequentare qualcuno che sia nato due volte. Men meno inusuale appare vederlo girare fra i banchi di scuola, lui studente e tu una dei suoi docenti.

Eppure, nel nostro istituto, se ancora la notizia non fosse a conoscenza di tutti, vive la sua quotidianità scolastica un bel ragazzo di nome Antonio Stampeta. Ha iniziato il suo quinto anno con qualche mese di ritardo rispetto agli altri studenti. Un privilegio. E non il solo di cui ha goduto e di cui gode. In un primo momento, si accompagnava nei suoi trasferimenti fra le aule e i laboratori a braccetto con un fido compagno di nome Valerio, un po’ complici, un po’ sornioni, spesso facendo lunghe passeggiate nei corridoi. Ultimamente, Valerio è stato sostituito da due splendide donne che lo circondano da un lato e dall’altro, pronte a sostenerlo, accompagnarlo, prepararlo all’esame di maturità, all’occorrenza anche facendolo sorridere e coccolandolo.

E non è finita qui. Lo scorso venerdì 7 marzo, in un laboratorio di meccanica, all’insaputa di Antonio e della maggior parte della popolazione scolastica, si sono tenuti in pompa magna i festeggiamenti per il suo compleanno. Alla presenza del consiglio di classe, della Dirigente, dei suoi collaboratori, dei suoi compagni e della sua famiglia. Con tanto di musica, servizio fotografico e regali. 22 anni su due candeline sospese su una torta raffigurante una moto, una bella e potente moto blu.

Quella moto, a dire il vero, esiste solo sulla torta. Perché con quella moto, in una notte di più di un anno fa, Antonio, preso dall’irruenza giovanile e da un innato gusto per la velocità, è andato a schiantarsi contro un pilastro. I danni sono stati tanti, tantissimi; mesi di coma, di attesa per i familiari, di preghiera e di speranza finchè un giorno, quando tutto sembrava destinato al più tragico dei finali, Antonio si è risvegliato, ha aperto gli occhi ed è nato un’altra volta. Aprendo gli occhi però, ha dovuto abituarsi a camminare, parlare, ricordare, pensare, vivere di nuovo. Guardare in modo diverso, perché quel maledetto incidente lo ha lasciato nell’oscurità. Gli ha tolto la vista, ma non gli impedisce ogni giorno di vedere le cose che contano davvero. 

Antonio, per me docente che lo conoscevo da prima, non era proprio un bravo studente, un bravo ragazzo, sì, ma certo più portato all’azione che allo studio. Un po’ strafottente, scanzonato, pronto a sfidare la vita con spensieratezza e anche tanta incoscienza.

Quando ha fatto ritorno a scuola, ho trovato fra i banchi un ragazzo meraviglioso, pieno di coraggio e di voglia di vivere, di un sano umorismo e di una gioiosa presenza; un ragazzo sereno e forte che ha saputo accettare un percorso di guarigione non ancora compiuto e che è di nuovo pronto a correre la corsa della vita. Senza moto, questa volta. Almeno per adesso, dice lui, correggendomi!

Se vi va di conoscerlo e parlargli e ascoltare la sua storia, cercate la classe 5°. Sarà felice di fare quattro chiacchiere con ciascuno di voi.

Tanti auguri, Antonio. Averti accanto e intorno ci rende migliori.

PS: leggendo l’articolo prima di andare in stampa, Antonio mi corregge dicendo che la speranza è quella di tornarci in moto, prima o poi.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *