La ninna nanna rappresenta la relazione primaria tra madre e neonato in cui l’aspetto culturale e simbolico si intrecciano con quello musicologico e antropologico.
La ninna nanna è per definizione suono rito e gesto prima ancora di essere parola, è insieme di movimenti che le mamme compiono per stimolare ed accompagnare il sonno del bambino, attraverso una vicinanza corporale che rassicura e calma.
Il movimento ondulatorio è la caratteristica fondante delle ninna nanna ed è affidata quasi esclusivamente alle donne di famiglia (zie, suocere, sorelle), gli uomini, infatti, sono quasi totalmente esclusi da questo rito che diventa un vero e proprio ballo tra la mamma e il neonato.
Come si diceva l’uomo è escluso, probabilmente perché nel sonno è presente una similitudine profonda con la morte e quindi con la vita nell’eterno ciclo della natura in cui non vi è inizio né fine, ma un eterno ritorno in cui l’unico elemento fondante è quello femminino. Sembra un ipnosi innescata dal ritmo e dalla musicalità in un rituale magico in cui il sonno, la notte e il buio vengono esorcizzati attraverso la forza rigeneratrice dei riti che rimandano alla sfera magico-religiosa.
Un rito che si riempie di tonalità calme che vedono il bambino come attore partecipe e conducono il neonato, grazie al movimento ritmato del corpo, ad una temporanea perdita di coscienza, e come dice Ernesto de Martino (1975) l’oscillazione del busto delle ninna-nanne rimanda alla stessa oscillazione del busto nel lamento funebre.
La donna è quindi assoluta protagonista di questo momento e non sono rari i casi in cui i testi delle ninna nanne racchiudono anche un senso di rabbia e protesta che solo attraverso il rito trovano realizzazione.
Le ninna nanne riportano alla mente ricordi lontani ma anche nitidi e precisi che riescono ad evocare emozioni e sensazioni perse nello spazio e nel tempo e che ritornano alla nostra mente ogni volta che le ascoltiamo, tessendo fili invisibili e straordinariamente resistenti tra le generazioni.
L’articolo di Marika testimonia pienamente quanto appena descritto.
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Ho avuto il privilegio di intervistare la mia amata nonna, 83 anni di saggezza incastonati nei ricordi delle estati d’altri tempi. Le Ninne Nanne, tesori sonori che risuonano nella sua memoria, erano il sottofondo di giorni trascorsi all’aperto, con sedie disposte a cerchio e cuori intrecciati tra parenti e amici, nel calore della Sicilia che profuma di storia e tradizione.
Queste dolci melodie, nate e tramandate in dialetto siciliano, erano cullate nell’abbraccio delle madri, sedute in cerchio mentre il calore estivo accarezzava le giornate. La tenera pratica del cullare i piccoli prendeva vita, accompagnata da versi antichi che risalivano alle radici di un tempo in cui l’importanza dell’amore materno era scandita dalla dolcezza delle parole cantate in siciliano.
Per mia nonna, oggi custode di questo prezioso patrimonio siciliano, le Ninne Nanne vanno ben oltre semplici melodie. Sono un viaggio nel passato, un legame tangibile con l’infanzia che ha plasmato la sua identità e che si intreccia con la ricca cultura della Sicilia. Il ricordo di sedersi sotto il cielo azzurro, circondata da volti familiari, crea un quadro vivido di un’epoca in cui la semplicità portava con sé un carico di significato profondo.
Queste Ninne Nanne, tramandate di generazione in generazione in dialetto siciliano, sono un tributo all’amore senza tempo delle madri nel cullare i loro piccoli. Questo gesto d’affetto accompagnato dalla voce delle madri intrise di emozioni, si riflette ora nei ricordi delle nostre nonne. Un patrimonio musicale che parla di connessioni familiari capace di resistere al trascorrere implacabile del tempo.
Marika Genco
Nonne da ascoltare…
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Si ringrazia Davide Paleino, presidente dell’Accademia Siciliana, per la correzione dei testi scritti.