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L’amore è…mente, cuore o tutta questione di chimica? Il colpo di fulmine, le farfalle allo stomaco, la passione e l’innamoramento sono emozioni forti, coinvolgenti e a volte inspiegabili, che appartengono alla sfera romantica delle nostre percezioni, fonte di ispirazione di poeti, pittori e artisti.

Ogni storia d’amore ha una trama originale, ma la scienza ci ha svelato delle sequenze ricorrenti, quali l’innamoramento, l’attaccamento e la maturazioneche lasciano delle tracce misurabili e confermano come la nostra fisiologia sia un tutt’uno con le nostre emozioni.

Se nel sentire comune l’amore è una questione di cuore, per la scienza è una questione di chimica e l’organo principalmente influenzato dall’amore è il cervello.

Qual è la sede dell’amore nel cervello, cosa accade al nostro corpo quando siamo innamorati, quali sono le molecole dell’amore? Le riposte a queste domande le fornisce la ricerca neurobiologica, che con l’acquisizione di immagini mediante la RMF (Risonanza Magnetica Funzionale) ci aiuta acomprendere quali aree cerebrali si attivano quando siamo innamorati e tramite l’analisi chimica ha rivelato gli “ingredienti” molecolari e fisiologici di un sentimento apparentemente irrazionale che è “il motore del mondo”.

Innamorarsi pare che impegni dodici aree del cervello, alcune di queste si trovano nella corteccia cerebrale e altre si trovano nelle stazioni sottocorticali.

La chimica dell’infatuazione coinvolge ormoni e neurotrasmettitori.

Il nostro stato neurobiologico si modifica con l’innamoramento e il corpo risponde agli stimoli in modo amplificato. Il contatto fisico, le carezze e i baci stimolano il sistema limbico e la gratificazione che proviamo dal piacere di stare con l’altra personaattiva i centri di ricompensa che a loro volta rilasciano la dopamina, un neurotrasmettitore che spingerà a ripetere l’esperienza che ci ha dato piacere.

Se si vive un’esperienza gratificante il cervello si abitua a rilasciare la dopamina anche in previsione di un abbraccio, un bacio o della semplice presenza della persona amata.

Quando siamo attratti da una persona proviamo una giostra di sensazioni; ci sudano le mani, soffriamo di insonnia, pensiamo con meno lucidità. Non abbiamo perso la ragione, ma siamo sotto il controllo della noradrenalina, la quale stimola la produzione dell’adrenalina, con conseguente accelerazione del battito cardiaco e attivazione di tutti i neuroni noradrenergici. La dopamina e la noradrenalina vengono rilasciati anche quando consumiamo un cibo gustoso o riusciamo ad ottenere un oggetto desiderato.

Dopamina

Ma a cosa è dovuta la sensazione di stomaco chiuso nelle prime fasi dell’innamoramento? Alla feniletilammina, un neurormone prodotto dal cervello che provoca euforia ed è associato a sentimenti di felicità. Questa molecola intensifica tutte le nostre emozioni e ci rende incredibilmente motivati. Viene rilasciata dal cervello anche dopo aver fatto attività sportiva ed è considerata un antidoto naturale alla depressione.

 

Feniletilammina

 

Vi siete mai chiesti perché non avete mai trovato un difetto nel vostro partner mentre ve ne stavate innamorando? Nelle prime fasi di una relazione, mentre alcune aree del nostro cervello sono sovreccitate, altre perdono di efficienza e nello specifico la corteccia frontale ha un’attività ridotta e ciò comporta una minore percezione delle emozioni e dei giudizi negativi.

In “Così parlò Zarathustra” Nietzsche scriveva:

C’è sempre un po’ di follia nell’amore. Ma c’è sempre un po’ di ragione nella follia.

Infatti gli schemi di attivazione e di disattivazione neurobiologica connessi all’innamoramento sono al servizio di una sorta di “finalità superiore” che mira a unire coppie per accrescere la variabilità della specie.

L’infatuazione e l’inizio di una relazione amorosa non scatenano solo emozioni positive e in questa fase coesistono anche sentimenti di stress e ansia, di cui è responsabile il cosiddetto “ormone dello stress” ovvero il cortisolo. Dal punto di vista evolutivo, l’aumento dei livelli di cortisolo potrebbe essere legato alla paura inconscia di perdere l’amato.

Cortisolo

Questo ormone non è il solo ad essere responsabile dello stress; gli studi hanno mostrato che nel cervello dell’innamorato si abbassa drasticamente il livello di un altro neurotrasmettitore, la serotonina, con effetti quali l’insonnia, l’irritabilità e la mancanza di appetito, così come verifica nei pazienti affetti da disturbi ossessivi. Ciò spiega perché i pensieri dell’innamorato si concentrano in maniera totalizzante sulla persona amata e i comportamenti messi in atto hanno lo scopo di avvicinarsi al partner. Poiché la serotonina è implicata nel processo di regolazione del tono di umore, appare chiaro che la sua riduzione ci predispone a cadere in preda all’ansia e alla tristezza senotiamo segnali di rifiuto da parte del partner. Quell’effetto unico dell’innamoramento che definiamo “farfalle nello stomaco” è provocato da questo miscuglio di sostanze eccitanti, che generano euforia e felicità, con altre sostanze collegate a sensazioni di stress.

Si può quindi affermare che l’amore è una questione di chimica e le molecole dell’amore non giocano un ruolo fondamentale solo nelle fasi iniziali nell’innamoramento, ma continuano ad essere le protagoniste anche nel mantenimento di una relazione affettiva.

Ossitocina e vasopressina, protagonisti in una relazione stabile

Quando il rapporto si stabilizza ci sentiamo al sicuro e in questa fase l’ormone protagonista è l’ossitocina, che agisce in modo positivo sull’umore facendoci sentire bene senza provare particolare ansia.

Ossitocina

A questo ormone si deve soprattutto la creazione dei legami affettivi di lunga durata sia con un partner che con un familiare. L’ossitocina è soprannominata “l’ormone delle coccole”; maggiore è il contatto fisico, più ci accarezziamo, ci abbracciamo, ci baciamo, più il nostro cervello rilascia questo ormone. Così come l’attaccamento è favorito dal contatto fisico che provoca il rilasciodi ossitocina, l’impegno a rimanere insieme nella coppia è stimolato dalla vasopressina. Entrambi questi messaggeri chimici facilitano il legame affettivo e sono associati al sistema di ricompensa del cervello, potenziando i meccanismi della memoria che fissano i ricordi emotivi positivi e tralasciano gli aspetti dolorosi.

L’espressione comune “c’è alchimia tra due persone”, per spiegare il mistero della loro attrazione, ha solide basi scientifiche, ma la magia dell’amore è così complessa da rendere unica ogni storia.

Sebbene per qualcuno possa risultare poco evocativo definire questa emozione universale in termini chimici e prevalga l’idea romantica del sentimento, non si può non condividerel’affermazione di Carl Gustav Jung:

L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche: se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.


Con la supervisione dei proff. Elisabetta Verde e Antonino Signorello

Di Classe 5^C

Con la supervisione dei proff. Elisabetta Verde e Antonino Signorello

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