Con questa rubrica proveremo a raccontarvi, dal punto di vista antropologico, alcune delle costanti rituali che si ritrovano nelle feste più importanti del nostro calendario e che riguardano la maggior parte dei popoli del Mediterraneo. Elementi rituali come il fuoco, il consumo ossessivo di cibo, il travestimento ci aiuteranno meglio a capire e riconoscere la specificità del tempo festivo.
Inizieremo dal Carnevale che da rituale prettamente pagano, legato all’alternarsi delle stagioni, si è trasformato in una festa ludica e trasgressiva in cui antichi riti e simboli, mutati e deformati, si sono caricati di nuovi valori.
Prima di parlare del significato rituale del Carnevale, risulta utile fare un breve ma utile passaggio sul significato antropologico della festa. Le interviste fatte dai ragazzi alle loro famiglie faranno emergere alcune esperienze significative che contribuiscono a far riconoscere le peculiarità del tempo festivo. Si tratta, infatti, di un periodo di rinnovamento simbolico che prevede ed implica la sospensione provvisoria delle usanze abituali, degli obblighi sociali e delle gerarchie, in un rovesciamento dell’ordine costituito.
Il Carnevale nella tradizione siciliana si declina come massima espressione di festa popolare fatta di ballo, maschere e travestimenti intesi come trasformazione del reale, delle regole socialmente riconosciute e condivise e si inserisce a pieno titolo tra quelle feste arcaiche di inizio d’anno che hanno lo scopo di rigenerare il tempo e il Cosmos.
Lo scherzo, altro elemento costante del tempo festivo, viene codificato dal punto di vista sociale,viene accettato e diventando lecito, conduce ad una perdita dei limiti individuali e collettivi cherigenerano il tempo festivo al fine di eliminare le negatività del tempo reale.
Altro aspetto fondante del tempo festivo è il travestimento e quindi la maschera: giovani che si travestono da vecchi, uomini che si travestono da donne rigenerano più o meno inconsapevolmente il tempo rituale della festa con lo scopo di ribaltare l’ordine sociale delle cose, superando e rovesciando i ruoli sociali stabiliti e affermati. La maschera nega quindi il regime fondativo dell’organizzazione sociale.
Il tempo festivo è sospeso e necessita di ulteriori costanti per poter diventare simbolico ed è cosi che il fuoco attraverso le sue fiamme rifonda il tempo bruciando le negatività del tempo reale, basti pensare alle vampe di San Giuseppe accesi nei quartieri popolari delle nostre città o al nannu che nella giornata del martedì grasso è destinato a bruciare non prima di aver affidato ai nipoti il suo testamento che rappresenta simbolicamente il passaggio dal vecchio al nuovo o ancora alla nanna che rappresenta l’abbondanza e la fecondità.
Giacoma, 48 anni, parla del Carnevale negli anni ‘90.
Intervista di Alessio Luppino
Intervista di Calogero Di Pietra
Il professore Gerardi parla del Carnevale negli anni ‘80 a Mazara del Vallo.
Intervista di Calogero Di Pietra
Nonna Pina, 85 anni, parla del Carnevale negli anni ‘60.
Intervista di Alessio Luppino