Nel laboratorio d’Igiene del nostro Istituto, piuttosto che fare dissezione di organi o allestire preparati cellulari a fresco come facciamo di solito, coordinati dalla nostra docente di Anatomia, la prof.ssa Lucia Foderà e dalla prof.ssa Giovanna Orlando, abbiamo condotto un’ indagine partendo da un tema delicato e controverso: gli esperimenti condotti dai medici nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e il loro impatto sui progressi della medicina moderna.
Abbiamo iniziato un’accurata ricerca di documenti e pubblicazioni ad opera di storici e bioeticisti che hanno messo in evidenza le implicazioni morali legate all’uso dei dati ottenuti con sperimentazioni sui prigionieri. Così Giovanni, Alessia e Giusy, ci hanno condotto al medico personale di Hitler, Karl Brandt che sviluppò un programma detto AktionT4, per il rilevamento di “malattie ereditarie e congenite” con lo scopo di sopprimere tutti i bambini fino ai tre anni con malformazioni fisiche e malattie mentali e successivamente anche gli adulti. E così che furono soppressi circa 70 mila persone attraverso i programmi di eutanasia. Già dal 1933 venne avviata, anche, una campagna di sterilizzazione di massa che determinò la sterilizzazione di oltre 300 mila persone tra quelle giudicate affette da malattie ereditarie, in una visione distorta delle leggi dell’ereditarietà tanto da includervi anche disturbi come la schizofrenia o l’epilessia.
Emily, Noemi B. e Gaia ricordano il medico August Hirt che selezionò prigionieri ebrei per ucciderli e utilizzare i loro corpi per essere preparati alla conservazione come esemplari anatomici e creare una collezione di scheletri a scopo razziale, nota come “Collezione di scheletri di Auschwitz e Natzweiler-Struthof”.
Matteo, Vito e Ginevra scoprono che nel campo di Ravensbrück, furono condotti esperimenti per studiare la rigenerazione di ossa, muscoli, nervi e trapianti di arti, rimuovendo alle vittime ossa, muscoli e nervi senza alcun uso di anestesia, causando immenso dolore nonché danni fisici permanenti.
Giada e Jennifer, ci parlano dei vari esperimenti-tortura, come procurare apposite ferite sui prigionieri per poi infettarle con batteri diversi e procurare malattie come tifo, malaria, epatite, in modo da studiarne la risposta immunitaria. Ed ancora utilizzare i prigionieri nelle camere a bassa pressione per studiare gli effetti della decompressione sugli aviatori determinando così danni cerebrali o morte durante i test.
Noemi I. e Gaspare citano Carl Friedrich von Weizsäcker che afferma “La scienza è stata usata per giustificare l’indicibile, per rendere accettabili le atrocità e per costruire un mondo dove il valore della vita umana era misurato in base alla razza”, scoprendo che il medico Eugene Fischer condusse i suoi esperimenti attraverso prelievi di sangue, di tessuti e misurazioni craniali, per arrivare ad una scala di purezza della “razza”… termine, ahinoi mai ammesso dalla comunità scientifica.
Sonia, Serena, Alessia e Giusy ci parlano di un altro medico, il più tristemente noto Josef Mengel per i suoi esperimenti sullo studio dei gemelli e per quelli svolte sulle vittime denutrite e in pessime condizioni fisiche in modo tale da peggiorare gli effetti degli esperimenti condotti senza anestetici per “osservare il dolore e la reazione del corpo umano ”.
Ad Auschwitz, la scienza distorta del nazismo si macchiò dei crimini più efferati e scrisse la pagina più oscura della medicina moderna.
“Ma quella del nazismo non fu né scienza né medicina, bensì pseudoscienza” dice Sophia, sottolineando che gli esperimenti medici nazisti rappresentano il fallimento totale dell’umanità nella scienza.
“Questa ricerca ci ha insegnato che il progresso scientifico non può prescindere da una rigorosa riflessione etica” continua Alessandra, perché è sconvolgente pensare che medici formati per salvare vite abbiano scelto di infliggere sofferenza per servire un’ideologia
“Siamo tutti d’accordo che alla luce di quanto appreso, che la scienza non può essere disgiunta dall’etica”. Ed infatti, la comunità scientifica ha da tempo condannato questi studi, sottolineando che i dati ottenuti in modo non etico non possono essere considerati validi.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Codice di Norimberga, stabilì i principi chiave per la ricerca clinica, tra cui il consenso informato e la protezione dei soggetti vulnerabili. Pertanto, è fondamentale che i ricercatori, oggi più che mai, si impegnino a rispettare i diritti e la dignità degli esseri umani.
Il nostro lavoro di ricerca ci ha insegnato che la storia non deve essere dimenticata. Gli esperimenti dei medici nazisti rimangono un monito potente su ciò che può accadere quando la scienza viene disumanizzata, ed è nostro dovere, garantire che la scienza sia sempre guidata da principi etici e proprio per questo è fondamentale ricordare queste atrocità, per evitare che la storia si ripeta e per proteggere la dignità umana sopra ogni cosa…
Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo. (Anna Frank)