Atlas Ufo Robot

Il principe Duke Fleed arriva sulla terra ed è subito un successo

Il 5 ottobre 1975 esce il primo episodio di Atlas Ufo Robot. Racconta la fuga del Principe Duke Fleed dal suo pianeta natale, ormai sotto attacco del crudele Re Vega. Giunto sulla Terra, il principe assume l’identità di Actarus e viene accolto all’Istituto di Ricerche Spaziali, diretto dal Dr. Procton.

Qui, Actarus utilizza il potente robot Goldrake per difendere il pianeta dagli assalti alieni. Goldrake, celebre cartone animato prodotto dalla Toei Animation, è stato trasmesso in 74 episodi ed è basato sull’omonimo manga del fumettista Gō Nagai.

Goldrake ebbe il primato di essere il primo cartone animato giapponese a tema robotico trasmesso in Italia, con il titolo Atlas Ufo Robot. Il successo fu immediato e straordinario, tanto da portare alla produzione di un 45 giri contenente le sigle della prima serie, il quale vendette più di un milione di copie e ottenne il prestigioso “disco d’oro”. Le sigle furono eseguite da Vince Tempera, prodotte da Fonit Cetra e cantate da Michel Tadini, che inizialmente utilizzò lo pseudonimo di Actarus.

In pochissimo tempo, si diffuse una vera e propria mania per Goldrake. Ci fu una massiccia produzione di merchandising (spesso contraffatto), le sigle del programma diventarono dei veri successi musicali, e persino i giochi dei bambini – che all’epoca si svolgevano ancora per strada e nei parchi – cambiarono, ispirandosi alle avventure del celebre robot.

Non solo fantascienza

Dramma personale e temi impegnativi

La serie Goldrake rappresenta un punto di svolta per l’animazione giapponese in Europa, in particolare in Italia, dove ha aperto le porte a un’infinità di altre opere del genere. Uno degli elementi che la differenziava dalle serie precedenti, come Mazinga (che però arriverà in Italia solo più tardi), era l’introduzione di un forte senso di dramma personale: il protagonista Actarus non è semplicemente un pilota di robot, ma un principe esiliato, segnato dal dolore e dalla perdita del proprio pianeta, elementi che aggiungono una profondità emotiva al personaggio. Questo contrastava con i toni più lineari e avventurosi di altre serie robotiche dell’epoca.

Inoltre, l’uso di una narrativa che mescolava temi di fantascienza con problemi politici e ambientali, come la devastazione del pianeta Fleed, rendeva Goldrake una serie molto attuale anche negli anni successivi, toccando temi universali come la lotta per la libertà e la difesa del proprio mondo. Questa complessità narrativa, insieme all’innovativa animazione per l’epoca, contribuì a rendere la serie un successo internazionale, portando Gō Nagai e la Toei Animation al centro del panorama mondiale dell’animazione.

Un ministero per Goldrake

Opinionisti, sociologi, pedagoghi e giornalisti parlano di Goldrake

Ci credereste che, ai tempi,  la novità di Goldrake mise in agitazione tutti gli “esperti” dell’epoca? Opinionisti, sociologi, pedagoghi e giornalisti si diedero da fare per scrivere una valanga di articoli e studi “scientifici” che, come prevedibile, finivano per collegare il cartone animato a tutto il male del mondo, dalla droga fino alle Brigate Rosse. Nel giro di pochi mesi, un parlamentare indipendente di sinistra, Silverio Corvisieri, decise di far scoppiare il caso dalle pagine de La Repubblica. Eh sì, avete capito bene: un cartone animato riuscì a far discutere persino in Parlamento!

Con toni drammatici, scrisse un articolo per attaccare quella che vedeva come la “degenerazione” della TV italiana, prendendo Goldrake come simbolo di questo declino. L’articolo, dal titolo “Un ministero per Goldrake”, uscì su La Repubblica il 7 gennaio 1979.

Corvisieri aveva riversato in quelle righe la sua frustrazione per essere stato ignorato dai suoi colleghi in Commissione e in Parlamento, forse più concentrati su altre emergenze di quell’inverno 1978-1979, come il terrorismo delle Brigate Rosse e la crisi petrolifera. Secondo Corvisieri, il vero problema era il crescente disimpegno della TV di Stato, che con un cartone come Goldrake aveva oltrepassato ogni limite.

Il programma osava affrontare temi come la difesa della pace, la lotta tra bene e male, e il valore dell’eroismo guerriero in un modo che non piaceva affatto a Corvisieri. Scrisse infatti:

Dai teleschermi si esalta in modo spettacolare un’orgia di violenza distruttiva, il culto della delega al grande combattente, la religione delle macchine elettroniche, il rifiuto viscerale del ‘diverso’. […] Come può un genitore, con le semplici parole, contrastare la furia di Goldrake?

Poco dopo entrò in scena addirittura Nilde Iotti, ex compagna di Palmiro Togliatti e futura Presidente della Camera, una figura importante nella politica italiana. Già negli anni ’50 aveva individuato il “Male Assoluto” nei fumetti, e non ci pensò due volte a bollare i cartoni animati giapponesi come “fascisti”. In questo modo, mise il sigillo a quanto Corvisieri aveva solo accennato tra le righe. Goldrake? Secondo loro, era “antidemocratico e violentissimo.” E Corvisieri non cambiò idea nemmeno vent’anni dopo, ribadendo tutto in un’intervista a Kappa Magazine.

Esagerato? Assolutamente sì! Ma questa esagerazione, all’epoca, riuscì a scatenare i “paladini della moralità” italiani, sempre pronti a difendere le masse dall’oscura minaccia dei cartoni animati. In meno di un anno, riuscirono a sollevare un polverone gigantesco.

Pensate che, appena terminata la trasmissione di Goldrake il 6 gennaio 1980, già il 21 dello stesso mese, la RAI decise di raddoppiare con un altro cartone robotico: Mazinga Z. Ora, per chi non lo sapesse, Mazinga Z era il capostipite di tutte le serie robotiche e uno degli anime più amati in Giappone, ma da noi arrivò dopo i suoi “fratelli” più avanzati, come Goldrake, e non fece il botto.

Ma siccome veniva trasmesso su Rai Uno, abbastanza gente lo notò, compresi alcuni genitori di Imola che, nell’aprile del 1980, decisero di lanciare una vera crociata contro i robot giapponesi.

Il resto de Carlino,

Raccogliendo più di seicento firme, presentarono un esposto ai ministri delle Poste e Telecomunicazioni e della Pubblica Istruzione, alla RAI e all’ANSA, chiedendo di togliere questi cartoni animati dalla TV. Il problema? Non solo pedagogico, ovviamente, ma anche politico! I cartoni giapponesi, secondo loro, erano “guerrafondai” e mandavano un messaggio “diseducativo”, dove la scienza veniva usata solo per la distruzione. Come diceva il loro esposto: “Davanti a certi programmi per bambini, colpisce l’uso della scienza e della tecnica al servizio della guerra; strumenti moderni usati in una società dominata da lotte feudali e da uomini schiavi di istinti di avidità e potere.”

E c’erano ovviamente quelli che, sulla stampa nazionale, facevano eco ai benpensanti, principalmente (ma non solo) sui giornali di sinistra (con l’eccezione degna di nota di Lotta Continua (10 aprile 1980), che titolò con grande stile: 

Bambini, tenete duro che arriva Goldrake contro i genitori babbalei

Intanto, Il Resto del Carlino sparava titoloni come 

Topolino è una lettura sana, ma Goldrake è il Diavolo

L’Unità del 13 aprile si chiedeva scandalizzata:

Goldrake contro i bambini?

Fonte: archive.org

Per aggiungere un po’ di pepe, Enzo Tortora pensò bene di invitare i genitori-crociati di Imola alla sua trasmissione L’Altra Campana, il 18 aprile 1980.

Ma non finisce qui: persino lo scrittore Alberto Bevilacqua trasformò la faccenda in un caso politico, dichiarando che i cartoni giapponesi erano diseducativi perché insegnavano ai ragazzi che solo i loro eroi potevano salvarli da rapine e BR (come se i bambini italiani fossero ossessionati da rapinatori e terroristi!). Continuò poi con una lezione sulla “disumanizzazione” di Mazinga, per concludere che, grazie ai robot giapponesi, i figli degli italiani sarebbero finiti inevitabilmente a drogarsi.

E arrivò quel giorno fatidico: il 13 agosto 1980, quando su Oggi comparve un editoriale firmato da Nantas Salvalaggio – classe 1928, cofondatore di Panorama – che titolava a caratteri cubitali:

Goldrake ammazza dal video, nessuno lo ferma

Un titolo da film horror basato su un fatto di cronaca, ma con una bella dose di drammatizzazione. Salvalaggio raccontava la storia di un ragazzino di dodici anni che, secondo lui, si era impiccato nel maldestro tentativo di imitare i voli di Goldrake. Il povero ragazzo, “ipnotizzato dal diabolico eroe giapponese”, non era riuscito a distinguere realtà e fantasia, e ci aveva rimesso la vita.

L’articolo culminava in un immaginario e pittoresco dialogo con un parlamentare democristiano, ritratto come un mammone distratto, incapace di prendere una decisione seria e censurare quegli “orrori giapponesi”. Insomma, una sceneggiatura perfetta per alimentare il panico mediatico.

Peccato che la realtà fosse leggermente diversa: la tragica storia del bambino era purtroppo vera, ma il motivo della sua morte era stato ben diverso. Il ragazzino era rimasto soffocato da una maschera di stoffa e fil di ferro che si era costruito da solo, mentre giocava. Certo, un dettaglio come questo non avrebbe avuto lo stesso impatto emotivo di un bambino che vola come Goldrake e finisce male, quindi perché non aggiungere un po’ di fantasia per impressionare il pubblico?

Goldrake moderno Ercole

Gianni Rodari difende Goldrake

Curiosamente, nel 1980 fu proprio un noto intellettuale di sinistra, Gianni Rodari, a schierarsi apertamente in difesa di Goldrake dalle colonne di Rinascita

“Bisognerebbe vedere oggettivamente, liberandoci dai nostri pregiudizi personali, che cos’è per un bambino l’esperienza di Goldrake […] Bisognerebbe chiedersi il perché del loro successo, studiare un sistema di domande da rivolgere ai bambini per sapere le loro opinioni vere, non per suggerire loro delle opinioni, dato che noi spesso facciamo delle inchieste per suggerire ai bambini le nostre risposte […] Invece di polemizzare con Goldrake, cerchiamo di far parlare i bambini di Goldrake, questa specie di Ercole moderno. Il vecchio Ercole era metà uomo e metà Dio, questo in pratica è metà uomo e metà macchina spaziale, ma è lo stesso, ogni volta ha una grande impresa da affrontare, l’affronta e la supera. Cosa c’è di moralmente degenere rispetto ai miti di Ercole?” (da Dalla parte di GoldrakeRinascita, n. 41, 1980)

Goldrake censurato

I cartoni giapponesi scompaiono dalla TV di Stato

Nonostante Gianni Rodari avesse centrato il problema, arrivò un duro colpo per i ragazzi degli anni 80.

Il primo fu la censura imposta dalle associazioni genitoriali a RAI e Fininvest. I cartoni giapponesi scomparvero quasi del tutto dalla TV di Stato, mentre nelle reti berlusconiane furono cancellati per eliminare ogni forma di prudenza. Poi, nel 1990, arrivò come un fulmine la legge Mammì, che vietava la pubblicità nei cartoni animati e chiudeva le TV locali. Le serie giapponesi divennero economicamente poco vantaggiose e vennero sostituite da telefilm adolescenziali made in USA, creando così una nuova generazione di figli della TV. Le cose cambiarono solo a metà degli anni Novanta, quando i bambini del 1978, cresciuti e con qualche soldo in tasca, iniziarono lentamente a imporre i propri gusti al mercato. Ciò che non ottennero da piccoli come cittadini, lo conquistarono da adulti come consumatori.

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