Foto di Federica Argirò
Federica Argirò (1^G)

Lo show natalizio della nostra scuola ha smosso in chiunque abbia assistito forti emozioni. Sono stati trattati molti argomenti importanti in ogni tempo come la solitudine, il lutto e il femminicidio.

Quest’ultimo non trattato in chiave attuale, bensì raccontando un caso di rilevanza storica notevole: il primo femminicidio avvenuto nel regno d’Italia i cui protagonisti sono Ernestina e Alberto.

A dare voce al fantasma sofferente di Ernestina Beccaro è stata Federica Argirò (1ªG), che con il suo carisma ci ha fatto entrare nel cuore e nell’anima stracciata e sofferente di Ernestina, sofferenza che non potrà mai più essere appagata.

Un’altra voce sale sul palco, Caterina Clemente (2ªA), ci fa entrare nel cuore di Giulia Cecchetin, denunciando la pena ridicola che gli assassini ricevono dopo l’uccisione di Ernestina e di altre donne uccise:

Siamo state uccise due volte, prima da Alberto e Filippo, poi dallo Stato

Un’interpretazione che ci fa capire come, per quanto il tempo passi, la tutela della vita delle categorie più soggette a violenze continua a mancare.

Ma approfondiamo il caso…

È il 1895 e Ernestina Beccaro, una ventisettenne serva e analfabeta, con il desiderio di innalzarsi socialmente e culturalmente, incontra Alberto Olivio, un uomo avaro e benestante che a quasi 40 anni decide di cercare moglie dopo aver passato la vita tra vizi e poesie.

Quello che sembra semplicemente un incontro che darà la possibilità ai due di appagarsi, si trasformerá presto in una tragedia.

I due decidono di sposarsi, ma i due caratteri forti entrano ben presto in contrasto tra di loro. Ernestina difatti, secondo gli studiosi, rappresenterebbe il prototipo perfetto di femminista del tempo, non pretendendo nessun bene prezioso da lui se non che finanzi la sua istruzione. Praticamente nulla per un uomo benestante come Olivo. La sua avarizia, tuttavia, lo porta a rifiutare, costringendo Ernestina a
rivolgersi ad un medico che invece accetta e, secondo alcune testimonianze, ne diviene l’amante.

Una sera, lui torna a casa dal lavoro mentre lei era lì ad aspettarlo ed entrambi stanchi e frustrati iniziano a litigare. Una volta a letto lui le ordina di preparargli una tisana ma lei, sfiancata da quella giornata che sembrava infinita, decide di rifiutarsi. Olivo si spazientisce, si alza, va in cucina, prende un coltello e torna dalla moglie minacciandola.
“Mi starà soltanto minacciando, so come sono fatti gli uomini. È ovvio vuole solo intimorirmi così da piegarmi ai suoi ordini” dice lei tra sé e sé, ma non fa in tempo a finire la frase che cala il buio.

Una pugnalata, poi un’altra e un’altra ancora. Ernestina Beccaro viene portata via da questo mondo crudele da un uomo che avrebbe dovuto proteggerla.

L’uxoricida si mette a letto, posando quel coltello insanguinato sul comodino come se nulla fosse. Si addormenta anche senza la sua tisana.

Il giorno dopo va a fare colazione e poi dal barbiere, con un’indifferenza caratteristica solo di un uomo dall’anima fredda come lui.

Tornato a casa, pensa a sbarazzarsi del corpo: per alleggerirlo, lo svuota degli organi interni gettandoli nel water. Taglia la testa, le braccia, le gambe… come se fosse una bestia al macello, e mette tutto in una valigia che poi butterà in mare.

La stessa sera viene ritrovata la valigia di un corpo ormai irriconoscibile. È di Ernestina.

Il marito, per non destare sospetti, dice in giro che Ernestina è andata a trovare la sua famiglia. D’altra parte, non è una novità che il loro matrimonio era in continuo conflitto. Ma una lettera anonima gli rovina i piani. I gendarmi vanno a cercarla e, ovviamente, lei non c’è. È morta.

Olivo confessa tutto. Viene arrestato e processato. E riceve una pena esemplare per aver ucciso, fatto a pezzi e buttato in mare Ernestina: 12 giorni di carcere.

La voce straziata di chi teme per il suo futuro, come le nostre bellissime studentesse, ha smosso il cuore di tutti: maschi e femmine, professori, alunni e genitori. Facendo così capire che non si trattasse di una semplice interpretazione teatrale ma di un vero e proprio grido di aiuto.

Tra l’omicidio di Ernestina a quello di Giulia c’è più di un secolo di differenza, almeno secondo i calendari, eppure… l’uomo è rimasto lo stesso nell’anima.

Sarebbe davvero il tempo di fare qualcosa, di smetterla di pensare che andare avanti solo con l’intelligenza artificiale e avanzate con l’intelligenza emotiva.

Di Erika Nicolosi

Nel cuore della tumultuosa redazione del nostro giornalino, spicca la figura enigmatica e misteriosa di Erika, la nostra redattrice in nero. Silenziosa come un ninja letterario, sfreccia tra gli articoli con la grazia di un gatto in cerca di ispirazione. Ma non lasciatevi ingannare dalla sua apparente aura di mistero, perché dietro quegli occhiali da intellettuale serioso si cela una fervente attivista della penna. Erika è in prima fila quando si tratta di affrontare temi importanti e delicati. Il suo sguardo penetrante può trapassare le pagine per portarvi nei meandri delle questioni sociali più scottanti, e la sua penna è affilata come gli artigli di un felino in caccia. Il mix perfetto tra la quiete apparente di una redattrice in nero e la passione feroce di una difensora dei diritti, il tutto condito con un pizzico di follia felina.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *