Oggi, Lunedì 15 Aprile, ricorre l’anniversario di una tragedia che ha causato la morte di oltre 1.500 persone: il naufragio del Titanic.

Il Royal Mail Ship Titanic, o più semplicemente Titanic, è stato uno dei più grandi transatlantici mai realizzati all’inizio del 1900. Fu creato in soli 10 mesi nei cantieri navali dell’Irlanda del nord e spiegò le vele per la prima volta il 10 Aprile del 1912 dal porto Southampton, in Inghilterra verso un porto di New York.

Robert John Welch (1859-1936), official photographer for Harland & Wolff, Public domain, via Wikimedia Commons

Aveva un livello di lusso mai visto prima, tanto che le zone riservate alla 2a classe erano paragonabili alle zone riservate alla 1a classe di qualsiasi altra nave. Tuttavia tra i passeggeri si trovavano persone appartenenti a qualsiasi classe sociale, dalle più ricche celebrità ai più poveri emigranti che andavano a cercare fortuna in America.

La cabina B51 chiamata anche comunemente "suite dei milionari" (Titanic Photographic Collection, Public domain, via Wikimedia Commons)

Il comandante Edward John Smith rinominò il Titanic, l’inaffondabile per le numerose misure di sicurezza presenti. Insomma, sembrava un vero paradiso sulla terra (o sul mare). Tuttavia, è ormai evidente che nascondeva un “lato oscuro” oggi impossibile da ignorare.

La collisione con l’iceberg avvenne alle 23:40 del 14 aprile 1912. In un’accelerazione drammatica degli eventi, il Titanic affondò completamente in poche ore. Considerando la tecnologia all’avanguardia con cui era equipaggiato il transatlantico, ci si sarebbe aspettati che il naufragio si prolungasse per almeno qualche giorno anziché concludersi così rapidamente. Questo ha spinto gli studiosi a condurre approfondite indagini, che oggi forniscono molte risposte cruciali.

New York Herald, Public domain, via Wikimedia Commons

Innanzitutto, la nave salpò nonostante un incendio in una delle sale caldaie aveva da poco provocato il grave indebolimento di una delle paratie che servivano alla suddivisione dei compartimenti stagni, indispensabili per l’isolamento dell’acqua in caso di allagamento di uno di essi. Il tutto all’insaputa dei passeggeri.

Inoltre, durante la rotta, la nave ricevette svariate segnalazioni di pericolo da parte di altre navi come la Mesaba o la California. Quest’ultima segnalò, alle 22:55, di esser rimasta bloccata tra i ghiacciai nella zona che avrebbe dovuto percorrere poco dopo il Titanic. Il capitano Smith, però, era convintissimo che anche l’eventuale collisione con un iceberg non avrebbe recato danni disastrosi, sottovalutando pericolosamente il pericolo, che come sappiamo ha avuto esiti catastrofici.

Un altro elemento cruciale che contribuì al disastro fu la considerevole quantità di zolfo presente nell’acciaio utilizzato, dovuta alle pratiche di raffinazione antiquate dell’epoca. Lo zolfo, infatti, conferisce all’acciaio una eccessiva rigidità, predisponendolo alla frattura in seguito all’impatto.

Non è inoltre da dimenticare la “questione scialuppe”: ne erano disponibili solo 20, per un totale di 1.178 posti, numero corrispondente a meno della metà della capienza massima della nave. Ciò comportò inevitabilmente la morte di migliaia di persone, poiché anche nella lontana ed eventuale ipotesi che tutti i posti sulle scialuppe fossero stati occupati, più di 1.000 persone ne sarebbero rimaste comunque senza. Dunque sopravvissero all’incirca 710 passeggeri, di cui solo 5 recuperati in acqua, la cui testimonianza fù essenziale per la ricostruzione dell’accaduto. Ricordiamo infatti figure come l’attivista Molly Brown, che prese il comando della barca di salvataggio portando fuori da un vortice 20 donne e 2 uomini. Molly Brown parlava 3 lingue e aiutò a stilare una lista dei superstiti.  

Solo dopo 73 anni, nel 1985, una squadra di ricercatori guidata da Jean-Louis Michel e Robert Ballard riuscì a individuare il relitto del Titanic. Questa scoperta fu fondamentale nel dissipare molti dubbi e nell’approfondire la nostra comprensione degli eventi legati al naufragio.
Nonostante la terribile disgrazia, grazie ad essa è stato redatto un documento chiamato “La convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare (SOLAS)” che spiega come devono essere progettate le navi per garantire l’incolumità dei passeggeri.

Ascolta cosa accadde quella notte

Un documentario della BBC ci rivela il relitto

Di Erika Nicolosi

Nel cuore della tumultuosa redazione del nostro giornalino, spicca la figura enigmatica e misteriosa di Erika, la nostra redattrice in nero. Silenziosa come un ninja letterario, sfreccia tra gli articoli con la grazia di un gatto in cerca di ispirazione. Ma non lasciatevi ingannare dalla sua apparente aura di mistero, perché dietro quegli occhiali da intellettuale serioso si cela una fervente attivista della penna. Erika è in prima fila quando si tratta di affrontare temi importanti e delicati. Il suo sguardo penetrante può trapassare le pagine per portarvi nei meandri delle questioni sociali più scottanti, e la sua penna è affilata come gli artigli di un felino in caccia. Il mix perfetto tra la quiete apparente di una redattrice in nero e la passione feroce di una difensora dei diritti, il tutto condito con un pizzico di follia felina.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *