Una marcia contro il femminicidio

È giovedì 23 Novembre 2023. Mancano due giorni alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Una delegazione di tutte le scuole della città si riunisce in strada a Mazara Del Vallo (TP) per protestare contro ogni forma di violenza sulle donne e contro i femminicidi.

A fronte della 105esima vittima di femminicidio del 2023, gli studenti  e le studentesse, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica, sono scesi in strada al suon di frasi come “Facciamo rumore” e “L’amore non ha lividi”, percorrendo il lungomare della città e successivamente recandosi in piazza della Repubblica e in piazza Mokarta, dove è stato allestito un palco sul quale sono salite varie classi delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado. 

Le esibizioni più toccanti  sono state gli inni contro la violenza sulle donne: 

Vestita di lividi di Gionnyscandal

Se dici di amarla, che senso ha farla soffrire?
Di notte prima che dorme
Dovresti scaldarla solo con un abbraccio forte, non con le botte

Vietato morire di Ermal Meta 

Ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai
figlio mio 
ricorda
l’uomo che tu diventerai
non sarà mai più grande dell’amore che dai 

Coinvolgenti i momenti in cui i ragazzi urlavano al microfono luoghi comuni o accuse solitamente rivolte alle donne:

“È una donna con le p*lle”

“A chi l’hai data per ottenere quel lavoro”

“La carne è carne”

frasi intrise di stereotipi di genere che denotano discriminazione già attraverso il linguaggio.

Un lungo corteo ha attraversato le vie della città per esprimere a gran voce la vicinanza alle vittime di questa strage silenziosa.  

Tanti i momenti di riflessione, ma ancora tanti i dubbi alla domanda “Perché tanta violenza contro le donne?”

Forse è il risultato di un ego maschile ferito dall’affermazione delle donne nella società di oggi, grazie alle quali è stato possibile indebolire quella “mentalità patriarcale” presente da secoli in tanti ambiti, da quelli professionali e culturali a quelli familiari e privati.

Sicuramente, è il risultato di una visione distorta e malata dell’amore inteso come possesso dell’altro e non come libero dono di sé all’altro.

Occorrerebbe un cambiamento radicale dei modelli educativi: educare i figli maschi sin da piccoli a considerare loro pari le bambine, le ragazze e le donne in generale. 

Bisogna partire da piccoli gesti, come l’aiutare la mamma/il genitore con le faccende domestiche, così come ci si aspetta dalle figlie femmine. 

L’educazione deve venire da entrambi i genitori e deve essere rafforzata dalle azioni, per cui il padre (se presente) dovrebbe dare in primis il buon esempio, aiutando la madre. 

Bisogna curare l’educazione delle ragazze, insegnando loro, sin da bambine, a non soccombere al patriarcato e a pretendere dai compagni di classe rispetto ed educazione.

Una società con queste basi porterebbe ad una sicura parità di genere.

 

Di Erika Nicolosi

Nel cuore della tumultuosa redazione del nostro giornalino, spicca la figura enigmatica e misteriosa di Erika, la nostra redattrice in nero. Silenziosa come un ninja letterario, sfreccia tra gli articoli con la grazia di un gatto in cerca di ispirazione. Ma non lasciatevi ingannare dalla sua apparente aura di mistero, perché dietro quegli occhiali da intellettuale serioso si cela una fervente attivista della penna. Erika è in prima fila quando si tratta di affrontare temi importanti e delicati. Il suo sguardo penetrante può trapassare le pagine per portarvi nei meandri delle questioni sociali più scottanti, e la sua penna è affilata come gli artigli di un felino in caccia. Il mix perfetto tra la quiete apparente di una redattrice in nero e la passione feroce di una difensora dei diritti, il tutto condito con un pizzico di follia felina.

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