L’11 ottobre 1939, il presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt ricevette una lettera firmata da Albert Einstein e dallo scienziato ungherese Leó Szilárd, che avrebbe segnato una svolta decisiva nella storia del mondo contemporaneo. La lettera esprimeva preoccupazioni riguardo ai potenziali sviluppi della Germania nazista in ambito nucleare e sollecitava il governo statunitense a investire nella ricerca per lo sviluppo di una bomba atomica, onde evitare che Adolf Hitler potesse ottenere un’arma di tale potenza distruttiva da dominare l’Europa e, forse, il mondo intero.

Nel 1939, il mondo era sull’orlo di una guerra globale. Gli scienziati già conoscevano il potenziale dell’energia atomica, grazie alle scoperte precedenti sulla fissione nucleare condotte nel 1938 da Lise Meitner e Otto Hahn. La possibilità che i nazisti potessero scoprire e sviluppare una bomba atomica era reale e spaventosa. In quel contesto, numerosi fisici europei di origine ebraica, costretti a emigrare a causa delle persecuzioni razziali, avevano portato negli Stati Uniti la loro conoscenza scientifica e la consapevolezza delle implicazioni belliche della nuova tecnologia.

Einstein, noto pacifista, fu persuaso da Szilárd e da altri colleghi fisici che il pericolo rappresentato da un’eventuale arma atomica nazista fosse così grande da richiedere un intervento urgente. Nella lettera si avvertiva Roosevelt che la Germania stava probabilmente lavorando a un progetto nucleare, e si suggeriva che gli Stati Uniti dovessero fare lo stesso. Pur non essendo direttamente coinvolto nello sviluppo della bomba atomica, il prestigio di Einstein diede peso alla richiesta e spinse Roosevelt a creare il “Comitato consultivo sull’uranio”, primo passo verso il futuro Progetto Manhattan, un vasto programma di ricerca militare che coinvolse alcuni dei migliori scienziati del mondo. Il risultato fu la costruzione delle prime bombe atomiche, sganciate poi su Hiroshima e Nagasaki nel 1945, eventi che segnarono la fine della Seconda guerra mondiale e l’inizio dell’era nucleare.

Questa azione, seppur giustificata dal timore di un’arma nazista, sollevò profondi dilemmi etici. Einstein, in particolare, si pentì più volte di aver firmato quella lettera, riconoscendo le terribili conseguenze dell’uso della bomba atomica. Il suo gesto, nato dal timore della dominazione nazista, finì per contribuire alla creazione di un’arma la cui capacità distruttiva e il potenziale di devastazione globale rimangono ancora oggi una delle questioni più delicate per l’umanità.

In definitiva, l’11 ottobre 1939 rappresenta una data cruciale, poiché segnò l’inizio della corsa agli armamenti nucleari e trasformò la scienza in un potente strumento bellico, con implicazioni che vanno ben oltre il conflitto specifico della Seconda guerra mondiale, fino a influenzare la geopolitica e le tensioni globali della Guerra Fredda e dei decenni successivi.

August 2nd, 1939

F.D. Roosvelt,
President of the United States,
White House,
Washington, D.C.

 

Signori,

Alcune ricerche svolte recentemente da E. Fermi e L. Szilard, mi inducono a ritenere che l’uranio, possa essere trasformato nell’immediato futuro in una nuova e importante fonte di energia. [..]
Negli ultimi quattro mesi è stata confermata la probabilità (grazie all’opera di Joliot in Francia, oltre che di Fermi e Szilard in America) che diventi possibile avviare in una grande massa di uranio una reazione nucleare a catena capace di generare enormi quantità di energia e grandi quantitativi di nuovi elementi simili al radio. Attualmente è quasi certo che si possa pervenire a questo risultato nell’immediato futuro.
Questo nuovo fenomeno porterebbe anche alle costruzione di bombe, ed è concepibile (anche se molto meno certo) che si possano costruire in tal modo bombe estremamente potenti di tipo nuovo, Una sola bomba di questo tipo, trasportata de un’imbarcazione e fatta esplodere in un porto, potrebbe benissimo distruggere l’intero porto e una parte del territorio circostante. Può darsi tuttavia che tali bombe si rivelino troppo pesanti per essere trasportabili per via aerea.
Gli Stati Uniti dispongono soltanto di moderati quantitativi di minerale uranifero molto povero. Si trova minerale buono in Canada e nell’ex-Cecoslovacchia, mentre la più importante fonte di uranio è il Congo Belga.
[..] potrà appariLe opportuno istituire un collegamento permanente tra l’Amministrazione e il gruppo di fisici che si occupano di reattori a catena in America. Uno dei modi di assicurare tale collegamento potrebbe consistere nell’affidare questo compito a persona che goda della Sua fiducia, e che potrebbe eventualmente agire in veste non ufficiale. Il suo compito potrebbe consistere in quanto segue:
a) prendere contatto con i dicasteri governativi mantenendoli informati sugli ulteriori sviluppi, e formulare raccomandazioni per interventi governativi, con particolare riguardo al problema di assicurare agli Stati Uniti un approvvigionamento di minerale uranifero.
b) accelerare il lavoro sperimentale che si svolge attualmente nei limiti dei bilanci dei laboratori universitari, fornendo finanziamenti – ove necessario – tramite contatti con privati disposti a contribuire a questa causa, e anche eventualmente procurando la cooperazione di laboratori industriali che dispongano dell’attrezzatura necessaria.
Mi risulta che la Germania ha effettivamente bloccato la vendita di uranio da parte delle miniere cecoslovacche di cui si è impadronita. La decisione di agire così tempestivamente si può forse spiegare con la circostanza che il figlio del Sottosegretario di Stato tedesco, von Weizsàcker, lavora al Kaiser-Wilhelm-Institut di Berlino, dove vengono attualmente compiute, in parte, le stesse ricerche sull’uranio che si svolgono negli Stati Uniti.

Sinceramente Suo

Albert Einstein

Di Pietro Leggio

Lui è Pietro, il nostro filosofo tardivo che ha deciso di unirsi al giornalino scolastico proprio quando ormai pensavamo di avere tutto sotto controllo. Pietro è stato scoperto all’ultimo momento, proprio alla fine dell'anno scolastico. La sua riflessività e i suoi discorsi seri ci hanno spiazzati: chi avrebbe mai detto che dietro quella passione per i gatti si nascondesse un piccolo Socrate in erba? Ora, grazie a lui, le nostre riunioni si trasformano in profondi dibattiti esistenziali, con un tocco di peloso umorismo. Chi ha detto che filosofia e fusa non possono andare d’accordo? Con Pietro, la redazione non sarà più la stessa!

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