miofratello

Il film, diretto da Stefano Cipani e tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Giacomo Mazzariol, racconta di una famiglia costituita da una coppia con tre figli, in attesa di un fratellino che si rivela molto speciale. Giò, il nuovo arrivato, nasce affetto dalla sindrome di Down. I genitori apprendono la notizia solo alla nascita e questo, ovviamente, li lascia sconvolti. Reagiscono con maturità, sono affiatati e premurosi, affrontando l’ inaspettata situazione con dedizione e sensibilità.

Il punto di vista principale è quello del fratello maggiore Jack. È lui il vero protagonista della storia, è colui che ha atteso con ansia e trepidazione l’arrivo di questo fratello, lui che ha due sorelle con le quali ha difficoltà a relazionarsi. I genitori hanno descritto il neo arrivato come un bimbo “dotato di poteri speciali”, cioè capace di “dar vita alle cose”.

Ma Giò è malato e quando Jack raggiunge l’età di 14 anni e si rende pienamente conto della patologia afflitta dal fratellino, è confuso e si vergogna. Giò diventa una presenza ingombrante e talvolta imbarazzante, con i suoi comportamenti eccentrici e imprevedibili. Jack non sa come reagire e deve dedicargli particolare attenzione, poiché il piccolo non è completamente autosufficiente. Jack, che è già un adolescente alle prese con il liceo, si trova in una situazione complicata da gestire.

Jack, interpretato con grande bravura da Francesco Gheghi, spaventato e allo stesso tempo imbarazzato, finisce per negare l’esistenza del fratellino davanti ai suoi nuovi compagni e ad Arianna, la ragazza di cui è innamorato. Inoltre, cancella un suo video da “youtube”, attribuendo la colpa a un gruppo neonazista introvabile. Le menzogne, si sa, vengono sempre scoperte e presto Jack si troverà “costretto” dalle circostanze a chiedere pubblicamente perdono e ad ammettere la verità. Questo lo metterà in cattiva luce con gli amici, i compagni di scuola e soprattutto con Arianna, che lo respingono indignati, isolandolo.

Alla fine i suoi genitori lo perdonano e hanno una conversazione che lo aiuta a capire e accettare Giò per quello che è veramente.


Questo film è molto bello da un lato, ma allo stesso tempo molto trieste. È emozionante per l’arrivo di un fratellino, anche se speciale, ma doloroso per il rifiuto di Jack adolescente di accettare il fratellino.

È brutto pensare che abbia tenuto nascosta questa situazione agli amici per così tanto tempo, come se la presenza del fratello fosse un peso per loro. Tuttavia, alla fine, non credo che i suoi amici si sarebbero preoccupati del fatto che Jack avesse un fratellino speciale. Non è la presenza o l’assenza di un cromosoma a definire una persona. Giò era una persona come tutte le altre, anche con un cromosoma in più. Possedeva le stesse qualità che definiscono una persona che appare normale a noi.

Oggi tendiamo a escludere queste persone, ma non dovremmo farlo perché una persona non è definita dalla sua malattia. La malattia per una persona è una sfida da affrontare e dovremmo aiutare quella persona a superarla. Purtroppo, al giorno d’oggi, pochi si prenderanno mai questa responsabilità a causa della paura del giudizio altrui.

Ogni persona racchiude un mondo unico dentro di sé. Non dovremmo giudicare gli altri solo con i nostri occhi. Dobbiamo essere autentici e spontanei, rimanendo semplici e veri.

Ecco perché consiglio di guardare “Mio fratello rincorre i dinosauri”. Perché ci invita a riflettere sul valore della diversità e sulla bellezza di abbracciare la vera essenza di ogni individuo. Ripensiamo in maniera diversa ai nostri pregiudizi e alle nostre paure nei confronti di ciò che consideriamo diverso. È importante essere compassionevoli, inclusivi e autentici nelle nostre relazioni con gli altri. I

Di Martina Di Stefano

classe I B

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