Gli studenti delle classi 4C, 4E e 5F dell’Istituto Superiore “Ruggiero D’Altavilla”, con indirizzo in Biotecnologie Sanitarie e Chimica e Materiali, hanno concluso il loro percorso di PCTO presso il CNR-IAS di Torretta Granitola. Accompagnati dai tutor scolastici, i professori Lucia Foderà, Flora Certa e Vincenzo Lo Mascolo, e coadiuvati dal tutor aziendale, la dott.ssa Grazia Maria Armeri, i ragazzi hanno esplorato i laboratori di ricerca dell’Istituto e hanno approfondito il tema della biodiversità.

Giorno 1: il museo della biodiversità

Da qui inizia il percorso sulla biodiversità

La vasta gamma di specie animali e vegetali nel nostro Mediterraneo ha suscitato grande entusiasmo tra gli studenti. Durante la visita al museo della biodiversità, hanno compreso le distinzioni tra specie marine nectoniche, bentoniche e pelagiche. Hanno inoltre avuto l’opportunità di osservare i diversi mammiferi marini endemici dei nostri mari, come la Stenella striata (conosciuta anche come Stenella coeruleoalba), un cetaceo odontoceto appartenente alla famiglia dei delfinidi, che abita nelle acque temperate.

Giorno 2: laboratorio di anatomia

di Giorgia Tirrè (V F)
Io ed altri compagni del mio gruppo abbiamo seguito la dott.ssa Gemma Biondo che, dopo aver svolto una parte teorica sulla classificazione dei pesci in ossei e cartilaginei, ha evidenziato alcune caratteristiche degli esemplari presenti come il nasello (Merluccius merluccius), la sardina (Sardina pilchardus), il pesce “trombetta” del mediterraneo (Macroramphosus scolopax) il pesce forca (Peristedion cataphractum), la gallinella (Chelidonichthys lucerna), il polpo (Octopus vulgaris),il calamaro (Loligo vulgaris) e poi ancora il granchio blu (Callinectes sapidus),il gambero rosa (Parapenaeus longirostris) e quello rosso (Aristaeomorpha foliacea), gli scampi (Nephros norvegicus), le cozze (Mytilus galloprovincialis) e le vongole (Venerupis decussata). 
Di ognuno di loro abbiamo osservato la morfologia, le caratteristiche che permettono la loro vita bentonica o nectonica, con occhi enormi per l’adattamento al buio o con il dorso appiattito per stare poggiati sui fondali, o con una determinata disposizione dei colori del corpo per il mimetismo con l’ambiente.
Abbiamo osservato anche la forma della bocca di alcuni di essi che ci ha permesso di distinguerli in voraci predatori, come l’innocuo nasello con la bocca munita di denti o il pesce trombetta con una bocca piccolissima e priva di denti, che cattura piccoli invertebrati aspirandoli.
Abbiamo visto l’ecdisi svolta stagionalmente dai crostacei, con l’esoscheletro vecchio che lasciano sul fondale dopo la formazione di quello nuovo. Abbiamo analizzato i cefalopodi, come polpi e calamari, con il loro stile di nuoto a propulsione, con l’endoscheletro costituito da carbonato di calcio nel calamaro, ma assente nel polpo, ed i cromatofori presenti in entrambe le specie necessari per il mimetismo su rocce e fondali.
Poi abbiamo dissezionato tutti gli esemplari e raccolto frammenti di tessuto, prelevato organi, pinne e scaglie corporee per osservarli al microscopio per un’analisi ancora più approfondita. 
Un’esperienza entusiasmante. 

Giorno 2: laboratorio di bioacustica

di Pietro Bellarmino (IV E)
Partendo da semplici principi di fisica, hanno parlato della trasmissione dei suoni nel mare, dei “soundscape” classificabili in geofonie (creati dal vento, pioggia, tuoni), biofonie (creati dagli esseri viventi) e antrofonie (creati dall’uomo). Soprattutto questi ultimi sono quelli che creano più stress negli organismi marini, quantificabile con la misurazione di una proteina, detta Hps 70, la cui presenza nell’emolinfa del pesce indica una condizione di stress nell’animale.
Lo studio dei rumori che si registrano con un microfono particolare detto IDROFONO è stata completata con un’esperienza pratica nel mare antistante la struttura dove ci siamo recati trasportando la strumentazione idonea a registrare i suoni del mare, per poi analizzarli ed interpretarli. Al computer.

Giorno 3: campionamento e raccolta dati

di Giorgia Trirrè

Abbiamo continuato l’attività di visita dei laboratori del Cnr che riguardavano soprattutto le attività di campionamento e raccolta dati che i ricercatori effettuano sia nelle loro spedizioni nell’Artico, sia nelle spedizioni nel Mediterraneo per rilevare, lo stato di salute degli oceani e contribuire alla salvaguardia di questo ecosistema. Il dott.Vincenzo Tancredi, dopo una breve introduzione teorica ci ha dimostrato insieme al sig. Vincenzo di Stefano come vengono effettuate le operazioni di prelievo di campioni ambientali e lo studio dei flussi bentici. Abbiamo conosciuto così cosa sono le rosette e le bottiglie Niskin con cui vengono effettuati campionamenti verticali nella colonna d’acqua a vari livelli di profondità, e poi nel laboratorio con il dott. Francesco Placenti, gli strumenti  necessari all’analisi chimica dei nutrienti dell’acqua di mare, che monitorati nel tempo, danno indicazioni preziosi sullo stato d’inquinamento marino e del ruolo delle correnti oceaniche nella  distribuzione di tali sostanze.

Nel laboratorio con la dott.ssa Maria Bonsignore abbiamo capito l’importanza della ricerca nel campo della biogeochimica negli ambienti marino costieri in cui l’impatto delle attività umane è causa di danno agli organismi che vi abitano. Ci ha molto colpito il disastro di Minamata una località giapponese, dove l’avvelenamento da mercurio rilasciato nelle acque reflue dell’industria chimica Chisso Corporation, determinò il decesso di più di 2000 persone. Anche l’argomento trattato dal sig. Biagio De Luca sui trattamenti dei campioni ambientali prima di effettuare l’analisi chimica ci ha fatto capire che il termine mineralizzazione in chimica consiste nella distruzione della componente organica nei campioni prelevati dal mare per effettuare analisi degli analiti con misure molto accurate anche se molto piccole dell’ordine anche del trilione. Entusiasmante è stato poter vedere spettrofotometri molto costosi e in dotazione della sola sede di Torretta per la determinazione dei metalli pesanti sui solidi e sulle acque marine, nel laboratorio della dott.ssa Marianna Del Core che ci ha parlato del quarto stato della materia cioè il plasma e di come lo si ottiene con queste apparecchiature.  Alla fine del percorso per capire come tutta la mole di dati che ogni giorno questi ricercatori acquisiscono possa essere trattata cè stato l’intervento della dott. Enza Quinci che ha parlato del ruolo della statica nell’interpretare tali dati.

A nome di tutti i compagni partecipanti e dei tutor che ci hanno seguito in queste tre giornate di pura scienza ringraziamo tutti i ricercatori che ci hanno trasmesso l’amore con cui ogni giorno si occupano del nostro bellissimo ma sempre più minacciato ecosistema marino.

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